L’ANRA, l’associazione nazionale dei risk manager e dei responsabili assicurazioni aziendali, ha osservato i principali rischi da gestire per le imprese quando un’emergenza o una crisi deflagrano. Nel corso del Convegno dal titolo “Emergenze e Crisis Management: istruzioni per l’uso – Dall’attività di analisi alle testimonianze dirette” si è anche fatto il punto su cosa è cambiato nella gestione di un disastro naturale e cosa può essere migliorato nella prevenzione dei rischi da eventi catastrofali, nella valutazione e gestione dei danni conseguenti.

“Anche se sono trascorsi 5 anni dal sisma che ha sconvolto L’Aquila, il 6 aprile 2009 – commenta Paolo Rubini, Presidente di ANRA – nel nostro Paese continua a esserci una grande e grave sottovalutazione nella gestione dei rischi naturali. Basta la piena di un fiume a creare situazioni da nubifragio e, spesso, quando l’evento è davvero importante siamo totalmente impreparati a fronteggiarne l’urto. Da un lato è indubbia la fragilità della nostra penisola, ma questa periodicamente deve fare i conti sia con l’incuria e la scarsa propensione a prevedere rischi sia con eventi naturali infausti e tragici. Dobbiamo, quindi, iniziare a tutelare seriamente centri abitati, siti produttivi e il nostro patrimonio culturale e artistico. Per questa ragione, come Associazione di risk manager sosteniamo iniziative di sensibilizzazione sia presso il mondo delle imprese sia presso le istituzioni, affinché si promuova una corretta e sana cultura della gestione del rischio. Ad esempio, individuando i criteri normativi adeguati per varare una legge quadro che regoli la materia, ma anche favorendo l’introduzione nel nostro Paese di un’assicurazione obbligatoria a copertura dei danni catastrofali.”

Il quadro relativo al nostro Paese è impietoso, come i numeri che ne descrivono la fragilità:  in Italia il 58% del territorio è a rischio sismico, un pericolo che riguarda 3mila comuni e 24 milioni di cittadini, mentre un altro 10% del territorio nazionale, abitato da 6 milioni di cittadini in 7300 comuni, è a rischio idrologico. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti: negli ultimi settant’anni, secondo le analisi Ance/Cresme, i danni derivanti da calamità naturali hanno superato i 240 miliardi di euro con una media di 3,5 miliardi l’anno (lo 0,2% del Pil nazionale!). Un impegno finanziario per di più crescente a causa della maggiore urbanizzazione del territorio e, in ogni caso, non sostenibile nel lungo termine.  Nel frattempo, nell’immediato, l’assenza di una legislazione in tema di calamità naturali fa sì che situazioni simili vengano regolate con modalità divergenti.

Una best practice sull’Abruzzo – il metodo Cineas
Proprio con il terremoto in Abruzzo si è effettuato, per la prima volta in Italia, un controllo economico esterno su tutte richieste di indennizzo per danni da calamità naturali. Grazie al metodo ideato dal Consorzio Cineas, ovvero tramite ai controlli effettuati dai periti formati dal Consorzio e dal Dipartimento della Protezione Civile sulla congruità economica delle quasi 20mila richieste di indennizzo, lo Stato ha risparmiato 401 milioni su 3,1 miliardi circa di indennizzi (anche se i danni complessivi sono stati stimati a 10 miliardi circa), ovvero il 13% del totale al netto dei costi. Il riscontro ottenuto dall’esperienza in Abruzzo, ha condotto proprio Cineas a una proposta di informatizzazione e standardizzazione dei metodi sviluppati e utilizzati nel corso del progetto che garantiscano professionalità, equità, uniformità di valutazione, trasparenza e tempestività di intervento.

Nel corso del Convegno promosso da ANRA si è anche affrontato il tema della prevedibilità del rischio sismico e come questo possa essere analizzato tramite modelli e indagini dedicate. Si tratta, naturalmente, di elaborazioni che possono consentire una corretta gestione dei rischi e una conseguente valutazione delle principali coperture per catastrofi naturali adeguate a non compromettere la business continuity dei siti produttivi. Alcune aziende si sono dotate di strumenti di analisi e simulazione degli effetti di un sisma, che vengono presentati per la prima volta in questo Convegno.

 

In particolare le principali aree di rischio da gestire, per garantire proprio la continuità aziendale sono:

1.   L’individuazione delle potenziali cause di rischi catastrofali, valutando l’impatto in termini di livello previsto e relativa probabilità, mediante eventuali serie storiche. Normalmente si prendono in considerazione eventi con probabilità di accadimento in base alle serie storiche conosciute degli ultimi 250 o 500 anni.

2.   L’identificazione le aree dello stabilimento per cui è opportuno prevedere barriere antisismiche, così da installare protezioni permanenti sulle forniture critiche (gas, energia elettrica, vapore, acqua, ecc.) e sui materiali potenzialmente pericolosi e/o inquinanti.

3.   Il trasferimento in magazzino dii macchinari e prodotti ad alto valore e/o critici (o almeno prevedere aree di sicurezza)

4.   La realizzazione nel piano di emergenza del sito, delle azioni necessarie da intraprendere durante un evento catastrofico (installare barriere temporanee, chiudere le utenze critiche, ricollocare materiali critici, ecc.)

5.   La pianificazione di un piano di recupero post terremoto, includendo società specializzate nel ripristino edifici, macchinari e materiali.